Riassunto |
Le aziende orticole specializzate, per ottenere rese soddisfacenti e prodotti di elevata qualità devono affrontare il problema legato ai patogeni e parassiti tellurici. Le principali solanacee (pomodoro, melanzana e peperone), ma anche le cucurbitacee (zucca da zucchini, anguria, melone e cetriolo) soffrono di diverse avversità dell’apparato radicale (fusariosi, verticillosi, nematodi ecc.) che, se non adeguatamente controllate, compromettono seriamente l’esito della coltivazione. Fino a pochi anni fa, il metodo più impiegato per il contenimento delle malattie dell’apparato radicale consisteva nella disinfestazione del suolo, prevalentemente realizzata con fumiganti ed in particolare con bromuro di metile. L’attuale proibizione di questo prodotto rende oggi la difesa dai molteplici patogeni e parassiti del terreno estremamente problematica. Tra le possibili alternative per il controllo della malattie radicali in orticoltura troviamo l’innesto erbaceo, il cui impiego può rappresentare una soluzione valida e sicuramente più rispettosa dell’ambiente e della salute del consumatore rispetto all’uso dei prodotti chimici. In questa tesi tale tecnica viene trattata a partire dalla sua evoluzione storica ed attuale diffusione, per passare a considerare poi gli aspetti tecnici, le specie ortive interessate, i portainnesti disponibili per ciascuna di esse, le avversità che tali portainnesti sono in grado di controllare e gli altri vantaggi che possono derivare dal loro impiego. Infine, viene decritta una prova di innesto, realizzata in coltura protetta presso un’azienda orticola fiorentina, utilizzando Beaufort come portainnesto e come nesto il pomodoro “Costoluto fiorentino”, varietà inserita nell'elenco per la tutela e la valorizzazione delle razze e varietà locali della Regione Toscana (L.R. n° 64 del 16/11/2004). La prova ha inteso valutare l’effetto dell’innesto sulla resa e la qualità delle bacche prodotte, mettendo a confronto tre tipologie di piante: piante non innestate ed allevate ad una branca (controllo); piante innestate su portainnesto Beaufort ed allevate ad una branca; piante innestate su portainnesto Beaufort ed allevate a due branche. I risultati ottenuti hanno confermato che la tecnica dell’innesto erbaceo nel pomodoro può risultare vantaggiosa in termini di resa, e dimostrato che la specifica combinazione nesto/portainnesto risulta valida. L’effetto positivo dell’innesto sulla produzione si è manifestato sia come numero che come peso medio delle bacche raccolte. Particolarmente efficace è risultato l’innesto quando è stato associato all’allevamento delle piante a due branche, probabilmente perché quest’ultimo meglio si adatta alla maggior vigoria impressa alla pianta dal portainnesto, consentendo di sfruttare al massimo le potenzialità dell’apparto radicale. Peraltro l’allevamento a due branche, comportando l’adozione di una densità colturale più bassa rispetto all’allevamento a stelo singolo e quindi riducendo il numero di piante da trapiantare, consente di compensare il maggior prezzo delle piantine innestate rispetto a quelle non innestate e quindi di contenere i costi legati all’acquisto del materiale vivaistico. Per quanto riguarda la qualità delle bacche, il confronto del grado zuccherino misurato in °Brix non ha evidenziano differenze tra piante innestate e piante non innestate. Possiamo quindi affermare che la tecnica dell’innesto non ha modificato le peculiarità del pomodoro Costoluto fiorentino, che rimane una razza locale degna di essere valorizzata.
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